“In casa mia mi sa meglio una rapa,
ch’io cuoca, e cotta s’uno stecco inforco
e mondo e spargo poi di aceto, e sapa,
che all’altrui mensa tordo, starna o porco.”
Ludovico Ariosto, Satire, III
Così l’Ariosto scriveva nell’intendere che preferiva un mangiare povero, ma suo, che tutta la carne sulle tavole altrui. E la rapa è stata per secoli il simbolo del cibo povero prima che venisse soppiantata in questa veste dalle patate.
Per oggi non vi proporrò di farla allo spiedo (anche se adoro le barbabietole cotte e condite con un goccio di aceto balsamico di Modena), ma una crostata salata semplicissima e dal gusto sorprendente.
Una torta simile viene fatta nell’entroterra del Savonese, lassù al confine tra l’Imperiese e il Cuneese, dove vivono le capre e le rape crescono saporite e infatti se voleste un sapore più deciso vi consiglio di sostituire il Grana Padano con un buon pecorino, in parte o totalmente.
Abbinate a questa crostata una tazza di Keemun, tè rosso cinese dalle note leggermente legnose e floreali che si abbina perfettamente alla sapidità del formaggio e alla dolcezza della rapa cotta.
Alba propone in abbinamento un Colli Orientali del Friuli Sauvignon, vino bianco dalsorso carezzevole, fresco e minerale.
Valeria