Per scaldare queste giornate di freddo artico dove le temperature precipitano a picco ho pensato a una bella zuppa calda e fumante.
In Toscana questo piatto povero che affonda le origini nella dieta della servitù medievale, nasce infatti dalla tradizione contadina per riciclare la zuppa di fagioli e verdure dell’orto rimasta a cui viene aggiunto il pane raffermo concesso ai servi e avanzato dalle tavole dei signori.
Appena cotta e versata sulle fette di pane secco è una semplice zuppa di pane. La particolarità della ricetta è una seconda cottura da cui “ri-bollita”.
Oggi è un piatto che supera il concetto di recupero e viene proposto anche in ristoranti di livello.
La mia ribollita è legata al territorio amiatino (mi sono ispirata ad un’ottima ribollita gustata in un agriturismo a Castell’Azzara) ma ne esistono diverse varianti nella provincia toscana appartenenti al bagaglio della tradizione o ai ricettari familiari devotamente custoditi e tramandati.
Vi suggerisco di usare il pane “sciocco”, quello senza sale tipico della regione e di scegliere l’olio extravergine toscano nel rispetto delle caratteristiche sensoriali e organolettiche del prodotto del territorio.
Propongo in abbinamento una Vernaccia di San Gimignano, vino dal sorso caldo e sapido, perfetto l’equilibrio tra la morbidezza e la verve acida.
Valeria suggerisce di abbinare questa deliziosa ribollita a una tazza di Zenzero verde, infuso privo di tè, ma che contiene il lemon myrtle, pianta australiana dal sorprendente gusto di limone senza la sua acidità.
Alba